(... segue dalla prima parte)
Si guardò in giro, e sopra la testa. Da dove poteva mai essere caduto fino li? Non c'era possibilità di un nido lì intorno, né di altro luogo da cui potesse essere stato smarrito rimanendo intatto.
Lo accostò alla parete del faro perchè fosse al sicuro, ma non troppo lontano, pensando che il genitore potesse reclamarlo, e si allontanò verso il paese.
Rincasando, notò subito come il primo buio della sera faceva risaltare ancora di più la solitudine di quell'uovo, rimasto lì ad attendere la sua fortuna.
Si chinò senza che ci fosse più spazio per ripensamenti, lo raccolse, e lo portò in casa. Lo avvolse nel suo grosso maglione e aspettò. Ma non per molto.In un giorno dal tempo imprevedibile, una prima irrecuperabile frattura attraversò il guscio con risolutezza, e dopo qualche ora una lanugine arruffata si affacciava alla vita.
Un po' di studio e una percentuale di istinto le insegnarono a nutrirlo. L'implume accettava le cure con avidità, e tutto in lui rispondeva. Piume spuntavano, zampette si irrobustivano, il codino si atteggiava a timone, la voce si allenava. E cresceva, cresceva...! Se ne rese conto quasi improvvisamente, un giorno che con la coda dell'occhio ne percepì la possenza. Per mesi due occhietti tondi, come se un pennello avesse punto un cotone, erano stati la sua espressiva compagnia; ora incrociava uno sguardo fiero e bistrato, sempre più spesso rivolto all'oceano. Quando aprì la vetrata, non ci fu indecisione né ingratitudine nel volo che spiccò.
Si rallegrò molto di aver sigillato quel dono legando un nastro rosso alla zampa del suo figlioccio. In tutti gli anni successivi, quando il cielo si faceva buio di tempesta, davanti alle finestre del faro un nastro rosso danzava nel vento, a indicarle che il magnifico Albatros tornava, come era stato per il suo genitore, a osservarla da dietro la finestra.
la rivoluzione casalinga: blog scontroso e intimista dedicato al piacere di stare a casa
sabato 27 agosto 2011
martedì 23 agosto 2011
La casa sul faro - prima parte (liberamente ispirato da un fatto surrealmente vero)
Anche quella notte ebbe la sensazione di essere osservata. Com’era possibile? Abitava un faro solitario all'estremo lembo di una terra che si lancia sull’oceano. Non aveva avuto mai paura lassù: da quell’occhio vetrato aveva una visione completa di tutto l'intorno, mentre nessuno si sarebbe potuto avvicinare. Sarà suggestione per il vento di tempesta, pensò. Ma il giorno seguente splendeva il sole, eppure si svegliò ancora come richiamata dallo sguardo di qualcuno. Era già successo nei mesi precedenti, ma ultimamente lo avvertiva con maggiore insistenza, quotidianamente. Non sapeva se ripromettersi di stare all’erta per capire da dove le venisse quell’idea, oppure se non dare peso alla cosa per non fissarcisi con la mente.
Finchè una sera, alcune nubi si stavano addensando e il cielo era di un profondo grigio bluastro; mentre era di spalle alla finestra riempiendosi la tazza fumante, ecco nitida la sensazione di due occhi posati sulla sua schiena. Si voltò, lenta ma decisa, come andando incontro ad un appuntamento. E capì: all’altezza della vetrata, fuori nell’aria umida e tesa, un imponente Albatross la stava realmente osservando, librandosi fissò gli occhi cerchiati nei suoi, e ogni suo timore si risolse in una sorta di consapevolezza.
Quando la mattina successiva uscì dalla porta, proprio li di fronte trovò deposto un uovo sorprendente.
(... continua...)
lunedì 22 agosto 2011
domenica 21 agosto 2011
Il trasloco del pendolare
Sfatiamo un tabù... non si muore una volta sola. Ogni vita che non ci appartiene appieno è un po' più simile a una morte.
Io ora mi sto trasportando verso un'altra città, un'altra casa, un'altra vita, e mi chiedo se vivere più vite sia arricchimento o dispersione.
Io ora mi sto trasportando verso un'altra città, un'altra casa, un'altra vita, e mi chiedo se vivere più vite sia arricchimento o dispersione.
sabato 20 agosto 2011
Sera
Da una finestra ideale osservo l'orizzonte che vorrei: uno spazio pulito, purificante, che prolunga il mio interno.
Ascolto poi i rumori consueti della casa, quelli che ce la fanno conoscere come ne fosse la voce. Mi sento bene qui raccolta, sono me stessa. Affondo le narici nella nuca pelosa e soffice del mio cane e mi sento felice, per un istante fuori dal tempo niente di quello che è fuori può toccarmi.
Ascolto poi i rumori consueti della casa, quelli che ce la fanno conoscere come ne fosse la voce. Mi sento bene qui raccolta, sono me stessa. Affondo le narici nella nuca pelosa e soffice del mio cane e mi sento felice, per un istante fuori dal tempo niente di quello che è fuori può toccarmi.
venerdì 19 agosto 2011
Piccolo rimedio alla fine delle vacanze
Vacanze meravigliose ormai giunte al termine. Il pensiero è già immalinconito alla ripresa del lavoro e degli stra-soliti ritmi coattivi. Ma ad accogliermi al ritorno, una carovana di pelo cane-gatto e il pranzo della mamma. Ricetta breve: farina, patate, ortiche e salvia raccolte in giardino per un piatto di gnocchetti alle ortiche a chilometro zero: sicuramente un piacere lenitivo per il rientro...!
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